sabato 8 dicembre 2007

UNITI PER I LAVORATORI

di Matteo Zingarelli
(coordinatore cittadino SD)

In questi due giorni si svolgeranno a Roma gli “Stati Generali” della Sinistra e degli Ecologisti. Abbiamo già pubblicizzato il “segno grafico” della Sinistra e dell’Arcobaleno, anche se è noto che il processo di riunificazione (di cui Rifondazione, Sd, Pdci e Verdi sono i principali protagonisti), è caratterizzato da una complessità di vedute e di opinioni che meritano una giusta attenzione e il tempo necessario per affrontare la discussione e per sciogliere i nodi che potrebbero eventualmente complicare questo sentiero.
Precisiamo adesso un concetto fondamentale: la strada della riunificazione della sinistra in Italia è un processo irreversibile, ma soprattutto inevitabile, in quanto di estrema necessità. Da sempre abbiamo sostenuto che subito dopo la scomparsa del più grosso riferimento della sinistra politica nel nostro Paese, confluito nel Partito Democratico, era necessario riorganizzare nuovamente una sinistra forte, per evitare che il nostro Paese, fosse l’unico in Europa a non possedere più una sinistra, pesante dal punto di vista elettorale e significativa dal punto di vista delle conquiste per i diritti dei lavoratori e di tutte le persone. Una sinistra frammentata infatti sarebbe poco utile a contrastare le egemonie moderate interne all’Unione, ma soprattutto scarsamente efficace nel portare a casa dei risultati, pur stando al governo.
Ed è proprio qui che va rivolto un pensiero a tutte quelle compagne comuniste e compagni comunisti delle minoranze del Prc e di qualche fetta del Pdci, i quali si appellano affinché non vengano cancellati i simboli del lavoro, della falce e del martello, a volte opponendosi in maniera contrastante, minacciando persino la nascita di nuovi soggetti “anticapitalistici”, recanti i simboli storici di una sinistra assai radicale.
Badiamo bene: tutti veniamo da quella storia, c’è chi ha fatto la Bolognina e ha sposato dal 91 in poi il socialismo europeo, uscendo dal comunismo e c’è chi ha deciso di rimanere sotto quei simboli, in maniera del tutto legittima, non dimenticando però che la nostra cultura, nasce dalla stessa matrice storica.
Chiunque si fosse riconosciuto in un ideale di sinistra, nessuno escluso, ha sempre avuto a cuore la tutela dei lavoratori e dei diritti di tutte le persone, in nome dell’uguaglianza, della solidarietà e della Pace, ma c’è una netta differenza fra l’essere schierati dalla parte dei lavoratori e l’essere difensori dei soli simboli del lavoro. Tutto ciò porta su strade inevitabilmente diverse. Da un lato perché è un discorso frammentario, dall’altro la medesima situazione, non agevolerebbe la sinistra nel condurre un’efficace lotta per la tutela dei diritti dei lavoratori e di tutte le persone.
Il discorso diventa ancor più semplice, nel momento in cui ci si rende conto che il Partito Democratico, ormai schierato al centro (Veltroni parla di “Centro Riformista”), abbandona ogni politica rivolta al mondo del lavoro, dichiarandosi equidistante fra il mondo del lavoro e l’Impresa. Un Piddì sempre più propenso ad egemonizzare la coalizione, e che lascia intendere, anche se non in maniera ufficiale, una certa volontà verso “innaturali” cambi di alleanza. Non solo, ma nel centro-sinistra c’è chi, come Dini, Mastella, Di Pietro, Bordon, minacciano costantemente il Governo, se l’azione politica di Romano Prodi non dovesse virare verso un’azione centrista e moderata. E in tutto questo, rientra anche il famoso discorso della legge sul precariato, dove si fa un netto richiamo alla difesa della flessibilità e della legge 30, dei diritti civili, dove quotidianamente i cattolico-democratici attaccano persone omosessuali e coloro che richiedono più diritti e dove la linea moderata spinge per una rotta di governo, distante anni luce dal programma sottoscritto con gli elettori e sul quale hanno basato la loro fiducia elettorale.
Su queste riflessioni dovrebbero concentrarsi gli antagonisti della Sinistra Arcobaleno e tutti coloro che si oppongono a questo processo in nome e per conto della salvaguardia di un simbolo. Se siamo tutti favorevoli a difendere i diritti dei lavoratori, dei conviventi, degli studenti, dei pensionati, degli omosessuali, se siamo tutti propensi a difendere una politica di pace e di democrazia, non resta che unirci su questi grandi temi e proseguire assieme il cammino. Ma sia chiaro: da soli non si va da nessuna parte. Da soli c’è solo la piazza e la protesta, senza risultati. Nessuno chiede a nessuno di rinnegare ciò che è o di mettere da parte la propria identità storica e politica. Non si tratta di un’altra Bolognina.
Tutelare il simbolo dei lavoratori, non significa tutelare i lavoratori, se poi dal processo di riunificazione è la stessa sinistra ad uscirne divisa e meno corposa. Ogni compagno o compagna che non aderisce alla Sinistra Arcobaleno rappresenta un punto di debolezza e un mezzo fallimento, in quanto non avrà teso alcuna mano ai precari e ai meno abbienti. Per questo è importante prendere parte a quest’ indispensabile processo di unità.
Ora come ora, non abbiamo altra scelta che unire le forze e dare battaglia.